Associazione VivArte

Dovresti imparare a programmare?

80.000$. Lo stipendio medio di un programmatore in America, e parliamo dello stipendio medio. Questo vuol dire che un programmatore capace sarebbe in grado di innalzare molto il proprio stile di vita, scartando di decine di migliaia di dollari il tipico lavoratore americano. Anche se ci riducessimo a guardare il 10% dei programmatori che guadagnano meno, scarteremmo comunque significativamente i nostri compatrioti impiegati in altre professioni. Ma perché la programmazione informatica è così ben pagata? E come può un italiano in cerca di lavoro imparare a programmare per assicurarsi una stabilità economica in quella che sembra una nicchia di mercato così richiesta? 

La programmazione è così ben pagata perché è in uno stato di costante domanda, ed è in questo stato per aver avuto una crescita rapidissima negli ultimi anni. Ma non è una semplice moda o un’occupazione temporanea.

D’altronde questa è la legge dell’equilibrio di mercato: tanto più un determinato bene o servizio è richiesto tanto più il prezzo di quest’ultimo salirà, e così è per la programmazione. Fin dai primi Macintosh e i primi computer Windows la programmazione è entrata prepotentemente nel mercato delle multinazionali della tecnologia ed ha aperto le porte ad un progresso tecnologico veloce come non ne avevamo mai avuto. 

Le richieste da parte delle aziende sono alte, i posti di lavoro sono ben pagati e ci sono molte possibilità di carriera. Viene quindi naturale chiedersi se programmare, o come si dice dall’altra parte dell’oceano “coding”, cioè “scrivere in codice”, non diventerà una prerogativa fondamentale e quasi indispensabile del mondo lavorativo del domani, così come oggi lo sono saper parlare una lingua straniera o un diploma di laurea. E, nonostante saper programmare aiuterebbe sicuramente i nostri curriculum a brillare di una nuova luce e ci darebbe modo di fare magie con il computer, rimane abbastanza divertente pensare a come una tale conoscenza potrebbe aiutarci a ricoprire il ruolo di cuoco o di commesso.

Quindi la programmazione è una valida skill da acquisire? Assolutamente sì, e lo è sempre di più ogni giorno che passa. Così come migliorare il proprio inglese o concentrarsi sul proprio percorso di studi? Neanche remotamente corretto. Infatti non tutti dovrebbero programmare e, nonostante ci sia un’enorme euforia riguardo le nuove professioni che il mondo dell’informatica potrebbe portare nel Bel Paese, non tutti dovremmo imparare a diventare maghi del computer. Così come non tutti possono essere medici o architetti, non tutti dovremmo diventare programmatori, e dire il contrario potrebbe danneggiare coloro i quali vogliono intraprendere una carriera all’interno delle scienze informatiche.

I più grandi fan del “tutti dovrebbero programmare” sono le grandi tech company ed alcuni politici che cercano di attirare una generazione già molto preoccupata di giovani verso la sicurezza di un lavoro stabile e ben pagato. Ma questa immagine è quanto mai lontana dalla realtà. È vero che chi scrive in codice guadagna bene, ma lo fanno anche chirurghi, dentisti, avvocati, psicologi e manager. Perché allora questi lavori vengono trattati in modo diverso e invece la programmazione come una skill di base quali leggere e scrivere?

Anche la chirurgia ha una costante domanda di nuovi professionisti, è ben pagata ed è uno dei lavori più prestigiosi a cui si possa ambire, eppure sappiamo che non è un lavoro per tutti. Gli anni di studio, la tensione in sala operatoria e i turni stressanti rendono accessibile questa professione solo a poche persone che, dopo aver combinato i loro talenti a tutto il sudore gettato sui libri, sono in grado di portare a termine le operazioni più delicate del mondo. 

È così che funziona la specializzazione, d’altronde le leggi economiche stabiliscono che se nascerà un posto di lavoro qualcuno andrà a ricoprire quel ruolo, ed è una cosa buona. Se dovessimo diventare bravi in tutto per coprire tutti i posti di lavoro non saremmo in grado di fare niente; perché spendere le nostre energie ed il nostro tempo nell’imparare cose diverse toglie risorse al miglioramento nel campo in cui ci stiamo specializzando, ed essendo il tempo una risorsa limitata non c’è nessuno che può scappare da questa legge.

Un buon insegnante può semplificare anche l’argomento più difficile e renderlo accessibile ai suoi alunni, un buon programmatore può far funzionare anche il programma più complesso. Tuttavia, se l’insegnante imparasse a programmare nel tempo libero ed il programmatore rincorresse una carriera da insegnante in una scuola serale il risultato sarebbe che avremmo due professionisti mediocri in entrambi i casi, poiché questi avrebbero tolto risorse e tempo inestimabile alla loro vera professione.

PROGRAMMARE È DIFFICILE?

Come mai le compagnie pagano così tanto per un lavoro? È la differenza tra la programmazione e la computer science. La prima può essere imparata, a livelli basilari, nel corso di corso di 5-6 mesi, leggendo dei libri o frequentando dei corsi, d’altronde si parla di imparare cosa scrivere in un computer per farlo funzionare. Il problema della programmazione è che decanta di apportare i benefici della scienza informatica, ovvero capacità di problem solving in modo efficiente a problemi matematici creativi. È per questo che le compagnie pagano 80.000$ per un lavoro attrattivo, accessibile ma inclusivo, che scaraventa via dalla finestra la prospettiva di seguire un corso di qualche mese per diventare un professionista in uno dei campi più avanzati al mondo.

Molte persone si gettano nel mondo dell’informatica sotto lo spauracchio di una ricchezza assicurata, ma non è così. Instagram quando raggiunse 7 milioni di utenti aveva soltanto 4 dipendenti, ed ognuno di quei dipendenti aveva seguito un percorso di studi molto severo per arrivare a quei livelli. Quindi, per tutti gli aspiranti programmatori là fuori, sappiate che se volete inseguire questa professione dovrete rimboccarvi seriamente le maniche.

BENEFICI DELLA PROGRAMMAZIONE

Il mondo del coding non è per tutti, così come non lo sono storia, musica, arte, matematica, letteratura. Il programmatore sa pensare in modo creativo, può risolvere i problemi e sa farlo molto bene. Per ottenere questo, però, il programmatore ha innanzitutto bisogno di una passione trascinante per quello che fa, una profonda conoscenza della matematica e dell’informatica di base e un'adattabilità ad un mondo lavorativo in continua evoluzione. Se avete tutto questo, potete lanciarvi nel mondo dei genii della tastiera; se il vostro sogno è lavorare in Google, Microsoft o Apple, diventare il nuovo ingegnere informatico di spicco della vostra azienda potrebbe darvi una carriera appagante, una stabilità economica non indifferente e la possibilità di creare programmi per facilitare la vita delle persone. Oppure potreste soddisfare i vostri sogni più nerd in assoluto ed andare a lavorare per uno sviluppatore di videogiochi.

Le scelte sono tantissime, ma la disponibilità apparentemente infinita (vi assicuro non lo è) in un settore lavorativo così variegato può lasciare spiazzati, ma se avete quel che serve per cimentarvi in questa scelta per la vita, se avete la passione per quello che fate e siete nerd fino all’osso per il computer, allora siate felici perché potreste diventare dei geniali programmatori del domani.

Giacomo Minori