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Bambini e tecnologia: rischio o opportunità?

Al giorno d’oggi la tecnologia è divenuta parte integrante della nostra vita lavorativa, sociale e domestica: essa ci offre, in ogni circostanza, le soluzioni più funzionali ai nostri problemi quotidiani, permettendoci inoltre di acquisire fondamentali conoscenze e stare sempre al passo con la continua evoluzione della società.

Come sappiamo, esiste un’ampia gamma di dispositivi digitali, ognuno con scopi precisi e funzioni particolari progettate appositamente per rispondere alle nostre esigenze. Tali strumenti nel corso del tempo cambiano, si rinnovano per offrirci sempre i migliori vantaggi.

Un impatto di fondamentale rilevanza è quello che ogni giorno possiamo vedere nei bambini: quest’ultimi, infatti, sembrano avere un'innata predisposizione all’utilizzo dei media digitali. Questo, in alcuni casi, può comportare gravi problemi di salute influenzando notevolmente la loro crescita. Per tale motivo occorre prestare sempre molta attenzione a ciò che noi adulti affidiamo ai più piccoli al fine di trovare il giusto compromesso e garantire un uso sicuro, regolato e consapevole, senza alterarne il regolare sviluppo.

Da qualche anno a questa parte è stato proprio lo smartphone, il mezzo ormai più influente nella nostra vita, a prendere il sopravvento: esso ha assunto un nuovo ruolo diventando giocattolo e scaccia-noia per i bambini. Viene considerato, specialmente dai genitori, l’oggetto miracoloso che calma ogni capriccio e le improvvise esplosioni di rabbia, in qualsiasi situazione.

Lo smartphone nelle loro mani è come una piccola divinità, capace di risolvere ogni conflitto e reprimere emozioni disturbanti. Il suo utilizzo rappresenta per i piccoli un’esperienza entusiasmante, che permette di ampliare le loro conoscenze e approfondire i propri interessi. Ma non solo! Secondo diversi studi, le varie attività interattive correlate a tali dispositivi possono risultare efficaci allo sviluppo di determinate aree cerebrali quali il lobo frontale, deputato alle funzioni cognitive superiori, e il lobo parietale, collegato invece agli aspetti visuo-spaziali.

I benefici derivanti dall’utilizzo delle tecnologie digitali dipendono senza dubbio dall’età in cui avvengono i primi approcci ad esse e dalle modalità e tempi con cui questi vengono gestiti dagli adulti.

Se usati con cognizione possono risultare strumenti utili al divertimento, allo svago e alla comprensione, senza pensare poi a come la fruizione di App pensate appositamente per l’infanzia possa stimolare la creatività e le capacità di problem solving.

D’altro canto però, come accennato precedentemente, esistono dei fattori che operano a livello inconscio da non sottovalutare per nessuna ragione. Uno dei problemi da sempre più dibattuti è la quantità di tempo che i giovani trascorrono dinanzi tali dispositivi, fattore molto importante poiché, se non controllato, può provocare rapide alterazioni all’interno del cervello. Infatti, quando i piccoli giocano con tablet e smartphone, senza rendersene conto, si isolano in un mondo virtuale allontanandosi gradualmente dal contesto reale, dagli altri, ma soprattutto da sé stessi e dalle proprie emozioni che non impareranno né a riconoscere né a definire.

Numerosi studi scientifici dimostrano che l’uso precoce dei media digitali può compromettere fortemente abilità cognitive e sociali, capacità di attenzione e di comunicazione.

È pur vero, però, che vietare l’uso di tablet, pc o smartphone sia inutile e per certi versi anche controproducente: in uno studio condotto presso la University of London è emerso che i bambini apprendono più velocemente utilizzando un tablet piuttosto che un libro, perché la possibilità di interagire con uno schermo rappresenta uno stimolo maggiore per lo sviluppo cognitivo, favorendo l’apprendimento. Quindi come possiamo affrontare questa vera e propria sfida educativa?

Sappiamo che i bambini che passano più di 7 ore al giorno davanti a schermi digitali mostrano notevoli cambiamenti nel cervello: si tratta, in particolare, di un assottigliamento prematuro della corteccia che la dottoressa Gaya Dowling del National Institutes of Health ha descritto come un “processo di maturazione” che solitamente si verifica più tardi nello sviluppo. Tuttavia devono trascorrere decenni prima che gli scienziati comprendano davvero come gli smartphone e altre tecnologie influenzano il cervello. “Non sappiamo neanche se sia un vero male, non lo sapremo fino a quando non li seguiremo nel tempo, per capire quali sono gli esiti associati” afferma la Dowling. Sicuramente il dilemma più grave lo notiamo nell’alterazione della nostra emotività, divenendo sempre più freddi e permalosi nei rapporti sociali.

Alcuni dottori come il dottor Dimitri Christakis, autore principale delle più recenti linee guida dell’American Academy of Pediatrics, ha affermato più volte di essere preoccupato per questa incertezza. “Per molti aspetti la preoccupazione che i ricercatori come me hanno è che siamo nel bel mezzo di un genere di esperimento incontrollato sulla prossima generazione di bambini”, ha detto Christakis. E come dare torto alle sue parole! Questo è il dilemma che accomuna tutti i medici, che ogni giorno si impegnano a trovare qualsiasi indizio utile a capirne di più.

In aggiunta, anche un nuovo studio condotto da alcuni ricercatori americani ha denunciato gli effetti della tecnologia in tenera età. Sono risultate evidenti alcune anomalie nella materia grigia dei bambini, legate proprio all’utilizzo degli schermi video. Pubblicata su ‘Jama Pediatrics’, la ricerca mostra infatti che i bimbi abituati a trascorrere diverso tempo con i dispositivi presentano in alcuni tratti una minore integrità strutturale, fattore che va ad influenzare l’importante processo di mielinizzazione, responsabile della formazione della guaina mielinica attorno al nervo, la quale consente agli impulsi nervosi di muoversi più rapidamente. Altre complicazioni possono avvenire anche nel linguaggio e in altre abilità legate all’alfabetizzazione, al controllo mentale e all’autoregolazione.          

Sebbene quindi non siamo ancora in grado di determinare i reali rischi che gli apparecchi tecnologici causano al nostro sviluppo neurologico, questi risultati giustificano l’avvio di ulteriori studi per capire come impostare limiti appropriati all’uso della tecnologia. Innanzitutto è bene evitarne l’utilizzo ai bimbi di età inferiore ai 24 mesi; dai 3 ai 5 anni sarebbe invece opportuno limitarne l’uso a un’ora al giorno.

Ad ogni modo è ben evidente l’importanza di trasmettere i giusti valori ai più piccoli, in una realtà in cui risulta sempre più essenziale essere connessi con la modernità. Questo compito è affidato in primo luogo ai genitori, le loro prime figure di riferimento. Essi devono offrire ai loro figli la possibilità di esplorare il mondo al fine di rafforzare i processi di costruzione della conoscenza, senza mai dimenticare di regolarne l’approccio come dei veri e propri “educatori digitali”. Con un adeguato controllo possiamo evitare che la tecnologia metta a rischio il regolare funzionamento delle aree del cervello, prendendone al contrario tutte le potenzialità.

Essere consapevoli dei rischi come delle opportunità è essenziale per scegliere protezioni adeguate: l’educazione e l’utilizzo di sistemi per filtrare i contenuti efficaci e aggiornati sono i principali modi per difendere i bambini dai pericoli di internet.                                                                                                                                                                                                                                                                               

Alessia Pischedda